vivere in sette tra profumo di pane, fruscio di pagine, ronzio di radio, risate di giochi e sogni di viaggi

mercoledì 31 ottobre 2012

No Halloween No party



Io e Halloween non ci prendiamo.
Per me Halloween non vuol dire assolutamente niente.
E` una festa che non mi appartiene, non mi evoca nulla di familiare.
Non fosse che il tema sono sempre le zucche neanche ci farei caso.

A scuola pero` negli ultimi tre anni sembra che non si possa fare lettura o dettato o riassunto senza citare questa festa, le sue maschere spaventose, i dolcetti mostruosi e gli scherzetti che non si faranno mai.
Del giorno dopo Halloween invece non si parla affatto, pur essendo una festivita` molto tradizionale in Italia.

Quando ero ragazzina abitavo in un paese davvero piccolissimo, dove volendo si potevano scoprire parentele tra ogni famiglia registrata in Comune.
Io e la mia famiglia invece eravamo stranieri, i nostri parenti abitavano a Roma, 500 km piu` in giu` lungo l'Italia.
Sono passsati piu` di vent'anni, ma il giorno di Ognissanti ancora me lo ricordo.
Era la Festa piu` celebrata di tutto l'anno. Neanche a Natale la Chiesa era cosi` gremita, la gente cosi` ben vestita, i fiori nel Camposanto cosi` rigogliosi.
Abitando a 1000m s.l.m. faceva piuttosto freddino, ma nessuno indossava cappotto o giaccone purche` si vedesse che portava il vestito della festa.
Tutte le famiglie si riunivano, andavano alla "Messa Granda", visitavano il cimitero e poi mangiavano assieme.

Io che osservavo dalla mia finestra il brulichio di persone scorrere in Piazza Roma (unica piazza del paese dove c'era il panettiere, la famiglia coperativa, il municipio, l'ambulatorio medico e la parrocchia) rimpiangevo i miei parenti, il rotolo di spinaci della domenica di mia nonna e mi sentivo se possibile ancora piu` straniera.
Ma ero cosi` contenta che gli altri festeggiassero! Che esistesse una festa cosi` sentita in paese!
Mi faceva allegria vederli tutti eleganti ed impacciati nei vestiti buoni con le mani blu dal freddo.
Stavo alla finestra a guardarli come quando sotto casa passa la banda sociale che suona: mi mettevano di buon umore. Era una vera festa comunitaria.

Poi la festivita'` di Ognissanti ha assunto connotati e significati diversi.
Nel tempo si e` trasformata in qualcosa di piu` serio, perche` crescendo ho avuto i miei nonni da ricordare in quel giorno, proprio quei nonni a cui ero piu` affezionata.
Li ho sempre festeggiati il primo novembre e non il due perche` per me erano seduti lassu` accanto a Dio. Doveva essere una Festa non una ricorrenza triste.

Quando mi sono sposata per quel giorno ho iniziato a cucinare i "Pan di Mort" ricetta lombarda che letteralmente ADORO. Me li gusto col vino dolce nel pomeriggio del primo novembre, quando siamo tutti a chiacchierare e ricordare il passato.

Il mio Halloween lo festeggio preparando questi dolcetti, che a dire la verita' sono piu` buoni se sono preparati tre o quattro giorni prima.

Pan di Mort 
per 25-30 dolcetti:

150g di amaretti
300g di briciolame di biscotti
130g di farina bianca 00
150g di uvetta sultanina (si puo` fare un misto di uvetta e fichi secchi)
60g di nocciole o mandorle
4g di lievito in polvere 
3 albumi
ostie
vino bianco
mezzo cu di cannella in polvere

Ammorbidire l'uvetta per un quarto d'ora e poi strizzarla. Frullare biscotti e amaretti  in polvere finissima, unire la farina bianca, l'uvetta e i ficchi ridotti a pezzettini, le nocciole e le mandorle frantumate, lo zucchero, la cannella ed il lievito. Mescolare tutto in modo che sia ben omogeneo.
Aggiungere poi gli albumi e mentre si riprende a mescolare versare mezzo bicchiere di vino bianco. Serve che l'impasto rimanga comunque consistente, non liquido.
Lavorare bene per 10 minuti l'impasto. Porre le ostie su una teglia foderata di carta forno. Se non ci sono le ostie e` lo stesso, fare comunque dei piccoli mucchietti aiutandosi con due cucchiaini bagnati. Porre in forno per 25 minuti a 180 gradi o comunque finche` aprendo un dolcetto non risulta asciutto anche dentro.
Volendo si possono cospargere con zucchero a velo.

In ogni caso oggi una mamma di una compagna di classe di E. mi ha detto che streghette e mostriciattoli suoneranno il citofono di casa nostra circa alle 18.00. Che bisogna fare? I bambini non meritano di rimanere delusi.






E dunque altro che Halloween ...


buona festa di ognissanti!!!!





lunedì 29 ottobre 2012

Dentro & Fuori

Io adoro l'autunno.
 
DENTRO
MAMMA DAI SBRIGATI CO' 'STE FOTOOOO!!!!!!

WAFFELN
DAL BOSCO AL PIATTO
HO UNA VALIDA AIUTANTE

FUORI

UNA PASSEGGIATA IN MONTAGNA

FA IL FIGO SOLO PERCHE` DA NOI NON ESISTE IL THANKSGIVING...

UNO SPLENDIDO RISVEGLIO


BOSCHI COME VELLO DI PECORA
A proposito...
Li avete mai fatti i wafeln?
Noooo?????
Allora andate a comprarvi una piastra da waffeln come questa o simile ( ce ne sono anche di quelle che fanno i wafeln quadrati che si chiamano Gaufres) che ormai si trovano in ogni negoxzio di elettrodomestici o si ordina on line perfino su amazon.


e tirate fuori il frullino.
Merende e colazioni da URLO!
In piu` farli e` un'autentica scemata.

WAFFELN
per 10 fiorelloni o 50 cuoricini:

350g di farina bianca ( a me piace molto anche meta` bianca e meta` mais fioretto)
100g di zucchero semolato
scorza grattugiata di un limone
essenza di vaniglia un goccio
150g burro (o olio di mais)
sale un pizzico
3 uova a temperatura ambiente
lievito per dolci un cu
latte non da frigo q.b. (o yoghurt o latticello)

Frullate le tre uova sgusciate con lo zucchero fino a spuma bianca. Poi  aggiungete tutto il resto sempre frullando fino a consistenza plopposa (fino a che se sollevate con un cucchiaino il composto e lo fate ricadere fa... PLOP!). Intanto avete acceso ed imburrato la piastra.
Quando il termostato dice che e` a temperatura versateci dentro un mestolo scarso di composto.
Chiudete il coperchio e lasciate cuocere 2 o 3 minuti.
Con un paletta togliete il waffel dalla piastra e VOILA`!
Mangiatelo caldo con marmellata, cioccolata, panna e fragole, zabaione e noci, crema di nocciole, custard, curd ... quello che vi pare!!!!!

mercoledì 24 ottobre 2012

L'albero di Scake

"Mamma mi fai una foto mentre vango la terra?"
"Si G." (vedi mai che mi diventa contadino...)


Mi incanto ad ammirare il contrasto tra questi due colori decisi: turchese e oro.




Camminiamo nel bosco in cerca...



ecco le finferle...


e poi funghi dal sangue, porcini, mazze di tamburo, finferli...



"Mamma mi fai una foto mentre rastrello le foglie?"
"Si E." (vedi mai che mi diventa contadina...)


pausa caffe` (con Lebkuchen) mentre si fa la legna




l'albero di Scake
Questo e` l'alberello che era cresciuto spontaneo nel mio orto.
Il guardiano degli orti comunali mi rammenta il regolamento "al punto 4 dove dice che non si possono piantare alberi negli orti in affitto. E poi se cresce signora fa ombra agli orti vicini...".
Non voglio discutere, hanno ragione loro, anche se c'e` nato spontaneo, anche se quello vicino a me l'ombra me la fa con la sua serra di plastica E LE SERRE NON SI POSSONO PIANTARE NEGLI ORTI COME DA REGOLAMENTO AL PUNTO 7 !!!!!!

Una magnifica mattina di fine ottobre prendo mio marito, una vanga e una macchina.
Mi avvicino pacificamente al nostro orticello e sradichiamo il leccio-rovere-quercia (ancora non so bene cosa sia). Lo carichiamo in macchina e lo trasportiamo in baita.
Scelgo per il mio albero una posizione panoramica, al sole. Scavo nel prato una buca, accorcio le radici e lo pianto. Con una trivella a mano faccio il buco per il palo che spero lo sosterra` quest'inverno quando soffiera` il vento.
L'albero di Scake sverna a 1600 metri d'altitudine, in un parco naturale, guardando la valle sottostante.

Sono contenta.
Spero tanto che sopravviva.
Ma tanto se lo lasciavo li` qualche buon amante della terra me lo bruciava nella stufa...perche` il contadino ha scarpe grosse e cervello fino.

sabato 20 ottobre 2012

Bernard Pothast

Vorrei tanto che fosse questo il quadretto familiare odierno.
Invece quello che fa i compiti sta seduto a testa in giu' sulla sedia cercando la MALEDETTA gomma da cancellare che ha fatto cadere sotto il tavolo e quella piccola invece che giocare tranquilla con la bambolina sulla sua sedia mi sta scassando i timpani da mezz'ora perche` il chupachups che le ha regalato la nonna "e` gia` finitoooooooo".

http://obaitori.typepad.com/.a/6a0120a5e00f60970c0147e1735d55970b-pi



 BEATATTE` BERNHARD!!!!!!!!!!

Bernard Pothast

Vorrei tanto che fosse questo il quadretto familiare odierno.
Invece quello che fa i compiti sta seduto a testa in giu' sulla sedia cercando la MALEDETTA gomma da cancellare che ha fatto cadere sotto il tavolo e quella piccola invece che giocare tranquilla con la bambolina sulla sua sedia mi sta scassando i timpani da mezz'ora perche` il chupachups che le ha regalato la nonna "e` gia` finitoooooooo".

http://obaitori.typepad.com/.a/6a0120a5e00f60970c0147e1735d55970b-pi



 BEATATTE` BERNHARD!!!!!!!!!!

martedì 16 ottobre 2012

lavori ottobrini

E` arrivato il freddo quello vero.

Ieri sera scrivevo al computer tirando su con il naso, le punte delle dita intirizzite, tutta incurvata sul monitor.
Alle 23.20 mi sono detta:"Ma ke kakkio ci sto a fare qui tutta gelata?" e sono andata a letto.
N. dormiva gia'.
Avevo un treno di brividi che viaggiava su e giu` per la schiena, non mi sentivo piu` i piedi e mi si era tappato il naso. Mi sono rigirata nelle lenzuola di flanella come uno spiedino sperando di scaldarmi per attrito, ma c'e' voluto parecchio.
Poi stamattina un coro di proteste:"Mammaaaa, stanotte faceva freeeeddoooo!".
Tiro su le serrande e sulle cime delle montagne eccola li': la neve!

Sono diventata vecchia.
Quando uno "sente" la neve vuol dire che sta invecchiando.

Di solito azzecco le previsioni del suo arrivo dalla luce che c'e' nel cielo e dall'aria speciale intorno.
Ma quando uno la sente nelle ossa vuol dire che il corpo e' maturo e di nevicate ne ha vissute parecchie.

Per cui oggi ho fatto la gradassa.
Stamattina ho ignorato con nonchalance il richiamo del letto ancora caldo (ma le occhiaie mi tradivano cosi' come un'infinita sequenza di sbadigli) e mi sono buttata nella giornata come un ghiro che deve fare provviste per il letargo.

ho accompagnato L. all'asilo a piedi e con calma


nel tragitto abbiamo raccolto le foglie colorate per i lavoretti all'asilo

ho panificato e tortificato per le prossime colazioni e merende

sono andata a raccogliere peperoni e peperoncini nell'orto

ho preparato l'Harissa
ho cucinato la Zuppa Del Giovedi' per cena (che ci posso fare se si chiama cosi`???)
Adesso non vedo l'ora di ricacciarmi sotto quelle confortevoli copertine ed iniziare a leggere il libro di McCall Smith che mi sono fatta arrivare da una biblioteca di un paesino a 40 km da qui (magie del prestito interbibliotecario!), "The conforts of a Muddy Saturday" e` in inglese perche` la versione italiana non esiste e so che stanotte sognero` Edinburgh e la magica estate appena trascorsa.
Mi sembra di aver vissuto un film: sono stata davvero due mesi e mezzo lassu`?

Posto la ricetta dell'Harissa che non e' mia, ma di Giallo Zafferano.
Io l'ho solo modificata un po'.
La trovo un ottima alternativa alle collanine di peperoncini secchi che ho appese ai ganci in cucina assieme alle teste di aglio e alle trecce di cipolle.
Ormai da parecchi anni usiamo poco peperoncino perche' abbiamo sempre avuto bambini piccoli per casa, ma lo adoriamo. Cosi' abbiamo ancora i peperoncini secchi dell'anno scorso. 
L'Harissa si puo' usare come una salsa verde con la carne o le uova sode, ci si puo` farcire un sandwich o un tacos, dare una marcia in piu' ad una pizza o ad una bruschetta o schifezza delle schifezze intengerci una patatina al mais!!!

peperoncini misti
HARISSA
per un barattolo da 500 grammi:

4 spicchi di aglio a fettine
1Cu di cumino
1Cu di prezzemolo tritato
1Cu di coriandolo in semi polverizzato
1Cu di menta essiccata
300 g di peperoncini rossi
1Cu di sale fino
olio extravergine q.b.

Lavare i peperoncini, tagliarli per la lunghezza ed eliminare i semi (e` meglio usare dei guanti di lattice per lavorarli).
Lasciarli a bagno in acqua fredda per un'ora poi scolarli e metterli in un bicchiere da mixer assieme a tutti gli altri ingredienti. Mentre le lame sminuzzano aggiungere tanto olio quanto basta per ottenere una crema densa.
Mettere in un barattolo chiuso con tappo. Io la conservo in frigorifero.

I peperoncini giusti sarebbero quelli lunghi, rosso acceso, sottili e piccantissimi, ma nell'orto avevo anche quelli a campanella che sono un po' meno forti e una manciata di quelli rotondi rosso scuro. Cosi' ho realizzato un mix di peperoncini togliendo a tutti ovviamente i semi che sono la parte dove il principio attivo piccante (capsaicina) si concentra.
Se avessi un mortaio di grosse dimensioni lo userei per preparare l'Harissa pestandoci dentro tutti gli ingredienti. Il risultato sarebbe piu' simile alla ricetta originale africana: non un'emulsione arancione, ma una pasta rossa scura oleosa che si deposita sul fondo del recipiente lasciando affiorare l'olio. Il sapore pero' sarebbe lo stesso.

Quando sara` giovedi` postero` la ricetta della Zuppa!
 


lavori ottobrini

E` arrivato il freddo quello vero.

Ieri sera scrivevo al computer tirando su con il naso, le punte delle dita intirizzite, tutta incurvata sul monitor.
Alle 23.20 mi sono detta:"Ma ke kakkio ci sto a fare qui tutta gelata?" e sono andata a letto.
N. dormiva gia'.
Avevo un treno di brividi che viaggiava su e giu` per la schiena, non mi sentivo piu` i piedi e mi si era tappato il naso. Mi sono rigirata nelle lenzuola di flanella come uno spiedino sperando di scaldarmi per attrito, ma c'e' voluto parecchio.
Poi stamattina un coro di proteste:"Mammaaaa, stanotte faceva freeeeddoooo!".
Tiro su le serrande e sulle cime delle montagne eccola li': la neve!

Sono diventata vecchia.
Quando uno "sente" la neve vuol dire che sta invecchiando.

Di solito azzecco le previsioni del suo arrivo dalla luce che c'e' nel cielo e dall'aria speciale intorno.
Ma quando uno la sente nelle ossa vuol dire che il corpo e' maturo e di nevicate ne ha vissute parecchie.

Per cui oggi ho fatto la gradassa.
Stamattina ho ignorato con nonchalance il richiamo del letto ancora caldo (ma le occhiaie mi tradivano cosi' come un'infinita sequenza di sbadigli) e mi sono buttata nella giornata come un ghiro che deve fare provviste per il letargo.

ho accompagnato L. all'asilo a piedi e con calma

giovedì 11 ottobre 2012

A casa di Vea


Questa casa e' di Vea, di suo marito e dei suoi tre bambini.
In questa casa si vive in armonia con le piante e gli animali. 
Vea ha un orto certificato biologico e vende i suoi prodotti. Inoltre ha le capre, le galline e gli asinelli con cui l'estate organizza il trekking per famiglie e bambini.






A destra l'ultima capretta arrivata, e' incinta. A sinistra la mia capretta preferita, e' mia nipote




dal recinto delle capre: orto e casa

cavolo rosso

una distesa di bulbi da mangiare!








Sara' piu' divertente fare le uova nei vasi di surfinie?



Quello di Vea e' un sogno che si realizza.
Un giorno acquista uno di quei giornali che pubblicano annunci economici ed invece che trovare la moto dei suoi sogni trova la casa dei suoi sogni! E' un maso parzialmente ristrutturato che con gli anni e tanta pazienza viene risistemato pezzo per pezzo.


Il maso e' del 1877 e fu di proprieta' di Baldessaro Carlin come riporta la targa di pietra sul muro sopra la porta d'ingresso.
Da Baldessaro a Saro, da rustico a casa.
Attorno Vea disbosca quelli che un tempo erano una zona arativa ed una da pascolo e crea un orto per la coltivazione biologica di verdura ed un prato per gli asinelli che presto avranno anche la loro capanna col tetto di scandole.
Davanti alla casa un ambiente estremamente familiare ci accoglie.
I bambini si `tuffano` letteralmente nella sabbiera e si spingono sull'altalena, noi intanto chiacchieriamo e ci facciamo raccontare questa incredibile avventura che e' iniziata con l'innamoramento per il maso, il desiderio di Vea di trovare una dimensione di lavoro che avesse dei ritmi compatibili con la vita familiare, la voglia di fare e di reinventarsi (dopo aver messo la laurea in Scienze Politiche ed il lavoro in Provincia nel cassetto), la passione per gli animali ed il cibo sano.




In questo posto non c'e' tempo per annoiarsi: lavoro nell'orto, lavoro in casa, lavoro con gli animali e tutte quelle piccole/grandi sfide quotidiane che il rapporto stretto con gli elementi naturali puo' riservare.

A maggio per esempio nel paese vicino passa un orso.
E' notte e la mattina vengono trovate le sue enormi impronte su un campo appena arato.
Tutto il paese va a vedere, anche Vea con la sua famiglia.
"Ci pensi? Poteva salire un po' piu' su, passare nel nostro pezzo di bosco...io spesso quando le giornate si allungano vado ad abbeverare gli asini di sera tardi...se passava di qui avevamo perso tutti gli animali"
Ascoltare questo racconto dalla sua bocca (piuttosto che leggerlo su un giornale intendo) mi ha catapultato in una dimensione che oggi sembra tanto lontana da quella moderna in cui siamo immersi, ma che e' pane quotidiano per chi vive del frutto della terra.
Dico la verita': l'ho invidiata.
Per quanto trovarsi faccia a faccia con un orso debba essere un evenienza tremenda, andare in paese a toccare le sue impronte sulla terra e' una cosa affascinante ed in qualche modo un'esperienza ancestrale.
Avrei voluto che ci fossero li' anche i miei figli.
Mi tornano subito in mente La piccola casa nella prateria di Laura Ingalls e Vita con gli orsi di Day Beth e tutte quelle storie vere che narrano di una vita vissuta pienamente senza risparmiarsi, senza paura del lavoro, sfidando le proprie paure e pigrizie.
Ogni giorno qui un imprevisto attende Vea, ogni mattino al sorgere del sole c'e' una novita': se non e' la capra appena arrivata che salta il muro e scappa e' la batteria del recinto elettrico degli asinelli che si scarica cosi' da lasciarli uscire liberi senza controllo.
E vogliamo parlare della volpe che nottetempo lascia per ricordo nel pollaio le piume di una gallina rubata e il corpo senza vita del gallo? "Era un gallo cosi' buono...mi e' dispiaciuto tanto tanto..".
Ma vogliamo mettere l'emozione di un germoglio che esce dalla terra prima del previsto? o un muso di asinello che si strofina sui tuoi polpacci mentre gli dai le spalle per farti capire che ha fame? o una treccia di cipolle appesa sullo stipite della porta che ti ricorda ogni giorno che sei stata tu, che e' cresciuta grazie a te e che questa cosa che hai voluto fermamente e ostinatamente funziona, produce, cammina per la sua strada
Io credo siano soddisfazioni autentiche come autentico e' il lavoro che ci sta dietro.

E comunque le cipolle che ho comprato sono una bomba!


"Ma scusa Vea me lo spieghi tu che ci fai qui? Non sei di Pisa? Perche' sei arrivata qui ?"
"...eeeehhhh...per amore..."

MASO DEL SARO 
AZIENDA AGRICOLA DI VEA CARPI
LOCALITA' MASO DEL SARO 1
Mala - Sant'Orsola Terme
(TN)