vivere in sette tra profumo di pane, fruscio di pagine, ronzio di radio, risate di giochi e sogni di viaggi

venerdì 30 gennaio 2015

piano piano FORTE FORTE



Ero una ragazzina quando i miei genitori mi hanno iscritto al corso di pianoforte di una appena nata Scuola Musicale. Dopo due anni ho superato l'esame finale di solfeggio e poi ho continuato con lo studio dello strumento per altri due anni finche` ho deciso di lasciare tutto, con molta sofferenza e sensi di colpa per aver deluso i miei genitori, per non aver saputo portare avanti una passione che comunque sentivo molto forte dentro di me.
Ho lasciato perche` ero molto impegnata con il liceo e la scuola era cosi` lontana e scomoda da raggiungere che perdevo un sacco di ore preziose e necessarie allo studio.
Ma ho lasciato anche perche` avevo un insegnante di pianoforte che mi terrorizzava.


Non che non avessi afferrato la sua vera natura interiore: era un ragazzo di circa 25 anni, in cerca di una fidanzata (lo capivo da come circuiva con affettuosissime attenzioni l'insegnante di piano forte dell'altro corso), metteva dedizione nella missione dell'insegnamento (si faceva un cinquantina di km di curve per arrivare alla scuola musicale di primo pomeriggio e altrettante per tornare a casa la sera tardi sia che ci fosse il sole sia che ci fosse la neve alta ed il ghiaccio). Tutto sommato credo anche fosse bravo nella sua materia, rimanevo affascinata da come eseguiva i brani che mi consegnava, e ricordo benissimo come gli brillavano gli occhi quando il suo allievo migliore esegui` a memoria un complicato brano al saggio annuale della scuola musicale.



A me pero` faceva un effetto devastante: parco di parole, sempre serio anche quando mettevo piede in classe per la lezione individuale, il broncio perenne che aveva in faccia quando vestiva i panni del professore, i silenzi e lo sguardo gelido che gli provocavano i miei errori mi annichilivano, mi sentivo umiliata e dentro di me nell'ultimo anno di studio cresceva la voglia di scappare, di liberarmi del fardello insopportabile del suo giudizio. Anche l'aspetto fisico non lo aiutava: magro e pallido, con le guance butterate dalle cicatrici dell'acne, i baffi e i capelli scurissimi che contrastavano con il colore della sua pelle. I capelli erano mossi e li portava un po' lunghi dietro il collo con un gran ciuffo davanti alla fronte, suppongo cercasse di darsi un contegno da artista, un'aria intellettuale, anche perche` vestiva con colori molto anonimi e non ho mai capito come un ragazzo nel fiore dell'eta` pensasse di poter far colpo su una insegnante giovane e carina come quella dell'altro corso vestendosi da nonno: pantaloni di velluto, clark scamosciate, camicia e pullover di lana che detta cosi` non suona neanche male, ma addosso a lui che era magro impiccato tutto era floscio e triste.

Insomma se qualcuno dei miei lettori dovesse riconoscerlo in questa descrizione vi prego di non dirgli cosa pensavo di lui nella mia testolina infantile, ma quando gli ho comunicato che avrei lasciato la Scuola Musicale ricordo come fosse ieri la gioia incontenibile della mia scelta, un senso di liberazione incredibile che mi usciva da tutti i pori, suonavo allegramente pensando che non mi avrebbe mai piu` sgridato, mai piu` fatto paura e avrei suonato il pianoforte come mi piaceva fare senza sguardi estranei, senza verifiche, senza giudizi.

Poi pero` mi e` rimasta addosso la fobia dell'esibizione e tranne in due occasioni in cui ho accompagnato i miei compagni di classe in un pezzo di musica contemporanea al Concertone di fine anno, non ho piu` voluto suonare neanche una scala musicale in presenza di altre persone.

Ora che ho 42 anni mi sono rimessa a studiare pianoforte. Dopo 29 anni mi sono riiscritta alla scuola della citta`. Mi sono venduta un paio di passeggini per pagarmi la retta (secondo me onerosissima per le famiglie come noi) e frequento settimanalmente un'ora di cultura musicale e tre quarti d'ora di strumento individuale.
Nell'ora di cultura musicale i miei compagni di corso sono ragazzini di 12-15 anni; mi guardano come fossi trasparente, i maschi boriosi e sicuri di se`, brufolosa genia di ottimisti, le ragazze silenziose e serie. Io sto benone, me li guardo sorridendo internamente, potrebbero essere tutti figli miei data l'eta` e mi diverte la loro svagatezza, lo slancio con cui affrontano ogni cosa.
La lezione individuale di pianoforte si svolge una bellissima sala con grandi vetrate antiche e tende di broccato, un lampadario di vetro ed un pianoforte a coda. La mia insegnante avra` 50-55 anni ed e` molto sorridente, le ho voluto spiegare tutto del mio rapporto con questo strumento: com'e` nato e come e` poi finito e quali sono le mie aspettative per il futuro.
E` chiaro che se a casa qualcuno vorra` mettere seriamente le mani su questo strumento saro` ben felice di mettermi da parte e lasciar iscrivere i miei figli alla Scuola Musicale, ma nel frattempo faccio da rompighiaccio e studio con impegno. Mi ci vuole minimo un'ora al giorno e la cosa e` davvero impegnativa, il mio pianoforte di allora e` ancora a casa dei miei genitori quindi finche` non arrivera` qui da noi devo uscire e programmare bene gli orari, tra la spesa, le faccende domestiche, il giapponese e la catechesi che sta per cominciare ho un bel da fare indubbiamente.
Ma lo spirito con cui ho affrontato questa avventura e` molto rilassato, mi impegno, ma senza ansie.

Ieri ero tutta preoccupata perche` da una settimana suonavo temendo di essermi dimenticata le istruzioni ricevute la scorsa volta. Sono entrata nella sala e mi ha accolto un ragazzo giovanissimo dall'accento straniero; non so quanto anni abbia, ma ne dimostra 20. Non avevo capito che fosse il supplente della mia insegnante, pensavo fosse l'alunno dell'ora precedente che terminava la sua lezione, invece mi ha fatto accomodare ed il tempo e` volato! Era davvero entusiasta di quello che faceva e metteva molto impegno nel trasmettermi questa passione, l'ho trovato eccezionale e ho pensato che forse all'epoca se avessi avuto un maestro cosi` invece di quello burbero avrei studiato senza sosta, se non altro per piacergli! Il supplente infatti e` anche carino, uno di quei ragazzi dall'aspetto pulito e curato, con delle bellissime mani lunghe e le dita magre da pianista che io mai avro`..sigh...io le mani ce l'ho si lunghe, ma cicciotte... da fornaio.

il pianoforte alla Casa di Riposo dove ho il permesso di esercitarmi
Quando suono il piano ed il pezzo scorre sono galvanizzata letteralmente, le mani che scorrono sulla tastiera avvalendosi di una memoria tutta loro mi elettrizzano e quasi riesco ad uscire dal mio corpo ed osservarmi da fuori!

Non ho raccontato ancora pero` come ho deciso di riprendere gli studi, cosa mi ha fatto letteralmente scattare dentro la voglia di salire le scale della scuola e presentarmi in segreteria a ritirare il modulo.
Fa troppo ridere, e` pure poco credibile, pero` e` tutto vero: guardavo un dorama tratto da un famoso manga dal titolo "Nodame Cantabile" e poi anche la sua versione coreana su VIKI.com, "Tomorrow Cantabile" che racconta di un gruppo di studenti di musica classica ed in particolare del rapporto tra una bislacca pianista ed un promettente direttore d'orchestra tutto d'un pezzo. Mentre guardavo la serie mi emozionavo ad ogni pezzo eseguito, mi venivano i brividi, sono andata persino a cercarmi gli spartiti di alcuni brani della colonna sonora. E poi mi son detta:"perche` non godermi la musica appieno? perche` non riprovare ad essere io quella che la esegue?" e cosi` sono partita, in un mese ho trovato posto ed ho pagato la retta, i due insegnanti che mi hanno ascoltata dicono che vado bene.
Insisto.


3 commenti:

  1. E a me che mi pareva di avere una vita piena...adesso aspetto il post sul parapendio!! Non mi deludere...sei il mio mito!

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    1. Il parapendio no!!!! Pero' quasi quasi...
      Grazie troppo buona!!!
      :-)

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  2. Sei una super- mamma, cuoca, donna, moglie ed ora anche super-pianista. Bra-vis-si-ma e applausi alle tue scelte. Abbracci

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