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2017 quando è arrivata S.Lucia dall'Olanda |
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2017 quando aspetto mia figlia davanti alla scuola elementare |
Nuovo anno ma chi se ne frega dei bilanci. Io sono ancora in ballo con tutti i miei casini e sinceramente che potere si può attribuire ad un anno nuovo se non quello del tempo che passa e che tutti ci cambia?
Dico così perché se frequenti Instagram (come io faccio più volte al giorno) sembra che non si possa vivere senza buoni propositi per il nuovo anno appena iniziato.
Come li fai i buoni propositi' Facendo un bilancio di ciò che è appena passato.
Ecco appunto.
Troppa fatica, troppe robe da analizzare, sinceramente non ne sono in grado e non ne ho il tempo.
Preferisco darmi da fare subito!
Sembro delusa, sconfitta e pigra.
Forse si, forse invece sono solo realista.
E poi parliamoci chiaro: quando inizi l'anno proponendoti di dimagrire qualche kilo e in 12 mesi riesci a calare, ma anche a ingrassare di nuovo può anche darsi che le palle ti girino un momentino.
Non voglio dire che il bilancio si riduca alla forma fisica, c'è carne più succosa al fuoco, ma insomma anche quello ha il suo peso.
Ma vabbé quello che so è che in questo momento ho davvero poco tempo per stare qui davanti al pc a scrivere (anzi non so neanche come ho fatto a mettermici) perché tra 30 minuti devo andare a farmi una doccia sana e ristoratrice, a stirare un po' e poi iniziare a programmare la cena (col cavolo che riesco a fare una pagina di giapponese oggi).
Ho deciso di scrivere perché ieri sera ho fatto di gran corsa un dolce figo e sano e volevo postare la ricetta. Ultimamente non riesco a prendere più nota delle cose che invento in cucina che mi riescono (poche per la verità, sono una esecutrice discreta, ma con poca inventiva) e mi dispiace tanto. Questa volta non mi faccio fregare dal casino che ho attorno e dai miei capelli alla Marge Simpson che attendono di essere domati e mi siedo qui ad annotare la ricetta.
Ma prima volevo anche appuntare com'è nato questo dolcetto facile facile.
E niente mio marito ha raggiunto l'apice della confusione mentale. Colpa sua.
Sotto Natale abbiamo deciso di dare fondo alle nostre già scarse forze fisiche e mentali e abbiamo trasferito definitivamente i maschi al piano di sopra. Il piano di sopra però era diventato in 13 anni una soffitta STRACOLMA di roba. Quindi il primo passo è stato affrontare il caos.
Per poco ci restavo secca, uno stress ALLUCINANTE. Avevo già iniziato mesi fa a metterci piede, ma si trattava di riuscire a fare due passi non di più. Occorreva la scavatrice.
Oltretutto ho dovuto per forza separarmi da cose che non volevo se ne andassero.
Quello che mi ha fatto soffrire di più è stato eliminare i vestiti vecchi dei miei figli. Scoprendo dentro di me un'inaspettata anima politeista ho invocato la lucidità di Marie Kondo, il demonio del decluttering e la forza di Madre Teresa, ma mi sono ritrovata più di una volta seduta su una seggiolina dell'Ikea lacrimando con il cuore contorto davanti ad una salopette 18-24 mesi, un berretto di lana pieno di pallini e mezzo infeltrito 24 mesi, una gonnellina fatta a mano da mia mamma, una vestitino, un calzino spaiato, ma insomma alla fine ho riempito 7 dico 7 sacchi della spazzatura nera di quelli da bidone delle immondizie per capirci.
Non ho gettato via niente, sono passati dei volontari di un'associazione per le famiglie bisognose e hanno ritirato tutto. Quello che ho conservato verrà amorevolmente diviso in cinque scatole una per figlio che quando saranno sposati si porteranno a casa loro. Dico verrà perché mi manca da selezionare ancora i lavoretti dell'asiloooooooooo
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E mentre io piangevo tutte le mie lacrime materne bofonchiando cose come:"...adesso se una stronzetta insopportabile, ma una volta eri un angelo del paradiso, tenera e affettuosa e io me lo voglio ricordare quella fase della tua vita e se questo grembiulino non lo do via in fondo ti offro una possibilità di redenzione, un segno tangibile che sei stata piccola e innocente anche tu brutta adolescente che fa rima con saccente..." mio marito tirava fuori la testa dal sottotetto e urlava cose come:"Ma questa maniglia è di quel mobile che avevo fatto io? No perché se è di quello la butto che tanto voglio demolirlo" E quindi di rimando:"COSA? MA PERCHE' LO VUOI DISTRUGGERE' L'HAI FATTO TU A MANO DA ZERO, MA SEI FUORI?".
Ecco. Alla fine la notte del 7 gennaio ultima delle vacanze i nostri figli hanno dormito finalmente nelle loro stanze rinnovate, la più piccola finalmente un posto tutto suo, una sua scrivania, un angolo per giocare degli scaffali per i suoi libri. Insomma il miracolo.
Se non fosse che a me (adesso che ricostruisco a posteriori) mi è preso un dolore tra le scapole che si irradia fino alle punta delle dita delle mani (poi uno dice ma chissà perché) e mio marito va a trapanare un pezzo di legno in garage staccando momentaneamente la spina del freezer. E poi si dimentica di rimettere la spina. Insomma due esauriti.
Da quel freezer sono usciti ancora semi congelati i preziosissimi ribes di montagna che con tanto tanto amore avevamo raccolto quest'estate per farci anche in inverno delle colazioni al profumo di bosco. E appunto fattele 'ste colazioni no?? Che cavolo aspetti gennaio che poi tuo marito ti manda a puttane tutto il contenuto del freezer in due giorni?
Ora vedetemi con le braccia penzolanti dal dolore a mo' di orango davanti al tablet impanicata che Pinteresto come una forsennata per cercare una cosa che esalti il gusto di questi ribes (capito che sono stati coltivati in baita a 1560slm senza pesticidi e solo con l'acqua piovana?). Inutile che vi dica che si era semiscongelata anche un'altra enorme quantità di roba tipo la zucca dell'orto tagliata a dadini e insacchettata, le cappelle di Lepiota già impanate pronte da friggere, finocchietto selvatico, prezzemolo, peperoncini i varie piccantezze e colori, diversi panetti di all butter pie pastry per fare una base da farcire al volo con marmellata o crema, fagiolini, minestrone, piselli, spinaci, filetti di platessa, salmone, lasagne, ragù.
Ho fatto questa cosa e mi è piaciuta.
Va bene per i ribes, per tutti i frutti di bosco che in generale hanno un'acidità spiccata, ma anche per quella cassa di cachi del tuo amico contadino che non fa che tirartene dietro perché "quest'anno l'albero ha buttato benone".
Per i cachi punterei su un aroma più dolce tipo vaniglia-amaretto-cannella vedete voi.
Per i ribes io ho usato arancio, limone e miele.
E' healthy perché la farina è una tipo 1 locale e bio.
Perché non c'è latte, ma Skyr.
Perché i grassi sono vegetali di olio di girasole bio spremuto a freddo.
Perché le uova sono a km zero di galline felici.
Perché gli aromi sono di agrumi italiani e bio.
Perché il miele lo fa un mio amico qua vicino e porta le api in giro seguendo la fioritura.
Sulla stevia non so dirvi, l'ho pagata un botto comunque.
Healthy Ribes Cake
stampo da plum cake piccolo:
una vaschetta di ribes (ca 150g)
200g farina semintegrale
5cu scarsi rasi di stevia in polvere
1Cu di miele colmo
scorze grattugiate di mezzo limone e mezza arancia
2 uova
80g olio vegetale
2Cu di Skyr
un pizzico di sale
mezza bustina di lievito
Mettete mezz'ora prima le scorze in infusione nell'olio. Iniziate col frullare le uova ad alta velocità, aggiungete lo Skyr, la stevia e il miele. Poi le scorze e l'olio. Aggiungete sempre mescolando le polveri. Da ultimo con un cucchiaio amalgamate i ribes quel tanto che basta per incorporarli.
Versate nello stampo unto e infarinato e cuocete 15 min a 200°C e i restanti 20-25 min a 180°C. Prima di sfornare la solita prova stecchino.
la versione meno healthy? pezzetti di cioccolato bianco assieme ai ribes e una spolverata di zucchero a velo prima che si raffreddi.