vivere in sette tra profumo di pane, fruscio di pagine, ronzio di radio, risate di giochi e sogni di viaggi

giovedì 23 maggio 2024

Lignano - in treno verso casa - Luglio 2023

noi peschiamo anelli assieme alle vongole


Ma perché sono attratta dalle montagne?
Voglio dire: così parecchio attratta? 
Quando mi allontano da casa e realizzo che intorno ci sono delle montagne inizia la sequela:"e quelle cosa sono? Ma sono Alpi? Prealpi? Aspetta un attimo ci sono le Prealpi da queste parti? Come si chiamano quelle montagne lì? Ma è una catena? Ma ci sono sentieri per andare su? Sarà faticoso camminare lì? Potrei farcela? Perché non ci andiamo?" 
Alla vista delle montagne il neurone si stappa e inizia a eruttare domande come lo spumante dalla bottiglia. Così, subitamente fuori dal cervello in un fuoco d'artificio alla comparsa di un rilievo all'orizzonte. 
Forse sono anch'io affetta da ecoansia e questo è un sintomo e non lo sapevo. 
Perché una cima fa scaturire da dentro l'idea di natura autentica, inamovibile, perpetua. A una cima così alta che si fa fatica a raggiungere cosa può mai importare di quello che succede lì sotto? Scottatevi di calore, bruciate robe, lordatevi di immondizie: io sto qua sopra e ciao. 
Finché c'è montagna c'è speranza. 
Altitudine proprio. 
Però oltre a questo ci deve essere altro perché mi pare proprio che il mio tema di quest'estate sia la montagna, come elemento estetico ed emotivo. Non so. Mi sento a casa se guardo le montagne l'avevo già detto a giugno, sia quando sono fuori dal mio ambiente, tipo oggi al mare, sia quando sono a casa. 
È nato un rinnovato interesse per un elemento ormai scontato della mia quotidianità. 
Quando sono in pianura mi viene da dire "e per fortuna che esistono le montagne" "grazie a Dio abito in montagna" "che bello torno in montagna".
Anche oggi è così, oggi che sto tornando a casa in treno e le vedo laggiù alla fine della pianura friulana. Anche se non sono le mie di montagne, le mie sono più a Nord Ovest. Ma fa lo stesso. 




Eppure il mare mi è piaciuto un sacco. Mi è piaciuto farci il bagno dentro, galleggiare, sentire l'acqua scorrermi attorno. Mi è piaciuto stare in spiaggia seduta e guardarlo tutto intero, anche lui lì bello grande. Più misterioso della montagna, il fatto che quella la guardi e la vedi tutta e di lui ne vedi solo la superficie è un po' diverso, sotto non sai mai. Sotto poi non puoi respirare, non è un habitat naturale per l'uomo, non si appartiene mai del tutto al mare, alla montagna forse si invece. 

"Il mare è una roccia che nessun ferro può incidere. Sul mare la morte è definitiva. Il mare è l’incertezza, l’instabilità, l’imprevedibile. Sul mare non esistono profeti" diceva Vittorio G. Rossi che il mare lo conosceva benissimo e mi pare che spieghi bene quello che penso. 

Filosofa stamane. 


O tu Quarto d'Altino 
Di persiane scure 
vetuste palpebre asfittiche e addormentate. 
Luce di allogeno bambù imperla 
i binari lucidi della pioggia di fine estate. 
Quarto d'Altino 
che canti già Mestre con il grigio severo della alacrità umana. 
Ti saluto città 
in tre battiti di ciglia appena scompari 
preannunciando mete più attese. 

Poeta pure. 

La combo preciclo-premenopausa cortocircuita i neuroni.

venerdì 2 marzo 2018

TORTA CIOCCOPERE di Marco Bianchi - Buon Compleanno!

Arinevica. Uffa.
Devo fare assolutamente le valige, ma davvero mi si è incriccato il cervello, non so cosa metterci dentro.
Come faccio a pensare a indumenti primaverili/estivi quando guardo fuori dalla finestra e vedo solo neve e un cielo di un colore che mette i brividi? Non riesco, davvero c'ho il blocco.
E non è perché non ho voglia di partire, anzi. Solo che davvero non riesco a pensare a niente che non sia piedi freddi, mani screpolate, lacrime agli occhi, piumino.
E invece nel posto dove sto per andare la mattina è frescolino mentre di giorno sfioriamo i 27°C.
Parto per Israele. Lunedì mattina alle 3.00. A casa i figli e la baby assistiti da parentame nei dintorni.
Un viaggio che sapevamo di fare da tempo e che aspettavamo con tanto desiderio, una cosa importante. In Terra Santa siamo già stati due volte N. ed io: nel 2000 e nel 2007. Ma questa volta sarà ancora diverso e lo aspetto come un secondo viaggio di nozze. Che bello!



Si ma torniamo qua per piacere.
Le valige non ci sono ancora.
Ho avuto anche parecchio da fare (ma và?).
Ma ho anche festeggiato i miei 46 anni dedicandomi tra le altre cose una seduta dal parrucchiere per un ciuffo verde/blu in testa (perché direte voi? Ma che ne so)

li volevo lisci e blu..

Ho preso decisioni importanti (affrontare la prima certificazione in Giapponese. Cosa ridete? Per me è una sfida enorme) e ho lottato contro la fame micidiale che mi mette sempre il freddo invernale.
Voglio dire: non è che io non abbia sufficienti riserve nel mio corpo per affrontare il dispendio energetico che comporta il camminare al freddo o il sostare in luoghi freddi insomma vivere in un paese freddo. 
(Questo mi fa venire in mente che sto terminando la lettura di "L'amore in un clima freddo" di Nancy Mitford, un romanzo delizioso e irriverente di cui non riesco assolutamente a prevedere il finale!)
Eppure il freddo mi costringe ad andare in cerca di zuccheri ed io che li rifuggo come fossero la morte impersonificata cerco di adattarmi con ricette di torte e tortine che non ne contengano, ma che siano almeno un pochino dolci (tentando di fregare il mio sistema serotoninergico).
E' per questo che seguo Marco Bianchi.
I suoi dolci sono onesti e buoni.

Per il mio compleanno mi sono fatta la sua Torta Cioccopere con qualche piccola variante e devo annotarla qui perché davvero mi ha stupita, non mi sarei assolutamente aspettata un successo tale.
Mentre la preparavo ero quasi convinta che avrei buttato tutto, impasto troppo liquido, assolutamente. E invece veramente veramente buona. E' vero c'è un sacco di cioccolata dentro, ma se uso quella al di sopra del 70% di cacao nessun danno alla salute!
E' una torta che rimane umidina all'interno e non contiene né uova né grassi.
Provare per credere




Torta Cioccopere
per uno stampo da 24 cm:
5 pere abate
200 g farina integrale
50g zucchero muscovado
3 cu di stevia in polvere80 g fecola di patate
350 g cioccolato fondente (min 70%)
700 ml latte 
1 bustina di lievito
1 cucchiaio di miele
1 cucchiaio di curcuma
1 cucchiaio di cannella

Sciogli il cioccolato fondente a pezzetti a bagno maria con un terzo del latte.
Fai a cubetti le pere sbucciate e detorsolate e cuocile in acqua addizionata di miele, curcuma e cannella. Devono essere morbide, ma non sfatte, per questo ho scelto una varietà che ha una polpa bella soda. Scola le pere e lasciale intiepidire. In una ciotola mescola la farina con la fecola, lo zucchero, la stevia e il lievito in polvere. Aggiungi il restante latte e poi una volta che la cioccolata fusa si è raffreddata un attimo mettila nell'impasto e mescola bene. Per ultime aggiungi le pere scolate e versa tutto in uno stampo (io ne ho usato uno di silicone a forma di cuore a bordi alti) e cuoci per 30 minuti a 200°C e poi lasciala dentro altri 10 minuti a forno spento.








venerdì 2 febbraio 2018

Mattina lenta e un'altro dolce ASSOLUTAMENTE salutare


A fianco della scrivania ho una finestra grande, è una porta finestra che dà sulla valle. Le montagne sono spolverate di neve, il cielo alle loro spalle è del loro stesso colore.
La finestra è molto grande, quasi troppo per questa piccola stanza, ma le conferisce una sensazione di grande respiro e io adoro stare seduta qui mentre avverto lo spazio esterno al mio fianco.
Sono le 11.54 e fra venti minuti salgo in macchina per andare a prendere mia figlia a scuola.
La mattinata dopo un inizio burrascoso è scorsa piuttosto lenta.
Sono io ad essere lenta.
Ho dormito poco e il risveglio agitato mi ha stancato moltissimo, così una volta passata l'emergenza sono crollata e non ho potuto fare altro che andare con calma.

Quando ho acceso il cellulare alle 7.00 sono apparse 23 notifiche dal gruppo whatsapp della mia famiglia di origine e una chiamata dalla casa di riposo. Ovviamente era successo qualcosa a papà durante la notte e in due minuti ho fatto due conti: 
  • annullare gli impegni mattutini, 
  • trovare qualcuno che fa il pranzo ai ragazzi 
  • mettersi l'anima in pace: mi aspetta una giornata all'ospedale

Ultimamente le cose vanno così, di emergenza in emergenza.
E io sono diventata brava a gestire l'agitazione, focalizzo le cose da fare nell'immediato rimandando a più tardi l'impatto emotivo.
Alle 8.30 sono da papà a parlare con la nuova dottoressa, sembra che non sia necessario il ricovero. Comunicazioni con i miei fratelli, con mia madre ansiosissima che non può muoversi da casa.
Alle 9.30 esco, l'emergenza non esiste più.
Ormai l'appuntamento dalle 9 è saltato, inizio ad avvertire il calo di adrenalina, decido di fare due commissioni in centro: in biblioteca a ordinare due libri, nel nuovo panificio a comprare dei panini fatti con la farina intera (una novità dal prezzo improponibile), in posta a fare un versamento e poi nel negozio dove prima di Natale sono andata a regalarmi una borsa.

La mia borsa aveva un difetto sartoriale e si è rovinata quasi subito. Si scusano e mi chiedono di sceglierne un'altra o di fornire qualche descrizione in modo da potermene realizzare una nuova. Poi mi regalano una pochette per il disturbo.
Deliziosi!
Decido di farmene fare una nuova molto simile a quella che ho già. Chiamano la sarta.
Dal retro del negozio esce una ragazza. Due occhi grandi come il mare e un espressione timida e pacata.

Ho intuito subito che gli occhi le servivano non solo per "vedere". Mi guardava mentre parlavo scrutando tutto il mio viso e si prendeva tutto il tempo per rispondermi a voce molto bassa, con poche parole. Questo modo di interagire le conferiva un'aria molto introversa, ma affascinante. Quando mi sono avvicinata per dettarle il mio recapito telefonico ho notato che all'orecchio aveva un apparecchio acustico.
I suoi occhi ascoltavano.

Le faccio i complimenti per le borse che cuce in quel laboratorio ed esco.
Non so niente di lei. Ma sono ancora qui che penso a quanto complicato le risulti inserirsi nel mondo del lavoro. Io che ho sempre basato la mia professionalità sull'interazione con le persone, sulla voce, i gesti, l'espressione prima di tutto e solo in seconda battuta sulle mie conoscenze specifiche. Sarei già morta fossi stata al suo posto. Mi ha colpito davvero come non le sia servito farsi conoscere per farsi apprezzare da me.
Non abbiamo alcuna relazione, non l'ho mai vista prima d'ora e non so se la rivedrò ancora , ma mi ha resa fiera, come fossimo sorelle, zia e nipote, mamma e figlia. E' stato un bel momento e sono uscita da negozio contenta più per lei che per la mia borsa.

Le dedico questi dolcetti che servono a chi come lei combatte per farcela.
Lei con la sua macchina da cucire, io con la mia lotta quotidiana per accettare la malattia.

Il blog è mio e se decido di fare dediche assurde posso farlo no?



Questi dolcetti sono l'unione di due ricette non mie: la frolla è di Marco Bianchi , la mousse è una combinazione di vari ingredienti che mi ha ispirato Pinterest.
Sono assolutamente healthy: la frolla è senza burro e senza uova, la mousse senza latte, panna e zucchero.
Eppure vi giuro che è buonissima.
Sono sincera. L'altro giorno per dire ho fatto dei muffins che manco ar cane jeli avrei dati!
Tanto sani quanto insapori.
Questi no. Questi li provate e li mangiate senza sentirvi tradite dalla vostra golosità.
Anche il palato fino ed esigente di mio marito approva.



Dolcetti di frolla e mousse al cioccolato
per 11 dolcetti (eh..oh..lo so...me ne sono venuti undici...) in stampi da muffins:

per la frolla
250 g di farina di tipo 2
80 g di zucchero integrale (meglio se velo o Mascobado polverizzato)
60 g di acqua fredda
60 g di olio di girasole bio
1 cucchiaino di lievito per dolci
Scorza di arancia non trattata

per la mousse
un avocado maturo (morbido al tatto e con il picciolo che si stacca facilmente)
due banane molto mature
tre cucchiai di miele
tre cucchiai colmi di cacao amaro per dolci

Con una frusta elettrica mescolate a velocità sostenuta l'acqua fredda con lo zucchero, aggiungete sempre mescolando l'olio, la scorza d'arancia e da ultimi farina e lievito assieme. continuate a mescolare quel tanto che serve a veder combinati tutti gli ingredienti, Avvolgete l'impasto e mettetelo a riposare in frigo il più possibile e comunque non meno di mezz'ora. Accendete il forno a 200°C, ungete e infarinate gli stampini da muffins. Prelevate un pezzetto di impasto per ogni stampino, fatene una pallina e appiattitela con le mani, si spezza ed è morbido, non vi consiglio di usare il mattarello, ma le mani inumidite. Il disco che ottenete deve coprire fondo e bordi dello stampo. Bucherellatene il fondo con una forchetta e cuocete in bianco con dei pesetti sopra (foglio di carta da forno e fagioli secchi) per circa 15 minuti.
Mentre fate raffreddare i gusci mettete nel frullatore gli ingredienti per la mousse e frullate bene.
Quando la frolla è davvero ben raffreddata distribuite la mousse a cucchiaiate nei gusci e lasciate riposare un po'.
Io per completare il tutto ho spolverato con granella di nocciole tostate.



venerdì 12 gennaio 2018

healthy cake for stressed parents - dolce sano per genitori stressati

2017 quando è arrivata S.Lucia dall'Olanda


2017 quando aspetto mia figlia davanti alla scuola elementare

Nuovo anno ma chi se ne frega dei bilanci. Io sono ancora in ballo con tutti i miei casini e sinceramente che potere si può attribuire ad un anno nuovo se non quello del tempo che passa e che tutti ci cambia?
Dico così perché se frequenti Instagram (come io faccio più volte al giorno) sembra che non si possa vivere senza buoni propositi per il nuovo anno appena iniziato.
Come li fai i buoni propositi' Facendo un bilancio di ciò che è appena passato.
Ecco appunto.
Troppa fatica, troppe robe da analizzare, sinceramente non ne sono in grado e non ne ho il tempo.
Preferisco darmi da fare subito!
Sembro delusa, sconfitta e pigra.
Forse si, forse invece sono solo realista.
E poi parliamoci chiaro: quando inizi l'anno proponendoti di dimagrire qualche kilo e in 12 mesi riesci a calare, ma anche a ingrassare di nuovo può anche darsi che le palle ti girino un momentino.
Non voglio dire che il bilancio si riduca alla forma fisica, c'è carne più succosa al fuoco, ma insomma anche quello ha il suo peso.

Ma vabbé quello che so è che in questo momento ho davvero poco tempo per stare qui davanti al pc a scrivere (anzi non so neanche come ho fatto a mettermici) perché tra 30 minuti devo andare a farmi una doccia sana e ristoratrice, a stirare un po' e poi iniziare a programmare la cena (col cavolo che riesco a fare una pagina di giapponese oggi).


Ho deciso di scrivere perché ieri sera ho fatto di gran corsa un dolce figo e sano e volevo postare la ricetta. Ultimamente non riesco a prendere più nota delle cose che invento in cucina che mi riescono (poche per la verità, sono una esecutrice discreta, ma con poca inventiva) e mi dispiace tanto. Questa volta non mi faccio fregare dal casino che ho attorno e dai miei capelli alla Marge Simpson che attendono di essere domati e mi siedo qui ad annotare la ricetta.

Ma prima volevo anche appuntare com'è nato questo dolcetto facile facile.

E niente mio marito ha raggiunto l'apice della confusione mentale. Colpa sua.
Sotto Natale abbiamo deciso di dare fondo alle nostre già scarse forze fisiche e mentali e abbiamo trasferito definitivamente i maschi al piano di sopra. Il piano di sopra però era diventato in 13 anni una soffitta STRACOLMA di roba. Quindi il primo passo è stato affrontare il caos.
Per poco ci restavo secca, uno stress ALLUCINANTE. Avevo già iniziato mesi fa a metterci piede, ma si trattava di riuscire a fare due passi non di più. Occorreva la scavatrice.
Oltretutto ho dovuto per forza separarmi da cose che non volevo se ne andassero.
Quello che mi ha fatto soffrire di più è stato eliminare i vestiti vecchi dei miei figli. Scoprendo dentro di me un'inaspettata anima politeista ho invocato la lucidità di Marie Kondo, il demonio del decluttering e la forza di Madre Teresa, ma mi sono ritrovata più di una volta seduta su una seggiolina dell'Ikea lacrimando con il cuore contorto davanti ad una salopette 18-24 mesi, un berretto di lana pieno di pallini e mezzo infeltrito 24 mesi, una gonnellina fatta a mano da mia mamma, una vestitino, un calzino spaiato, ma insomma alla fine ho riempito 7 dico 7 sacchi della spazzatura nera di quelli da bidone delle immondizie per capirci.
Non ho gettato via niente, sono passati dei volontari di un'associazione per le famiglie bisognose e hanno ritirato tutto. Quello che ho conservato verrà amorevolmente diviso in cinque scatole una per figlio che quando saranno sposati si porteranno a casa loro. Dico verrà perché mi manca da selezionare ancora i lavoretti dell'asiloooooooooo
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

E mentre io piangevo tutte le mie lacrime materne bofonchiando cose come:"...adesso se una stronzetta insopportabile, ma una volta eri un angelo del paradiso, tenera e affettuosa e io me lo voglio ricordare quella fase della tua vita e se questo grembiulino non lo do via in fondo ti offro una possibilità di redenzione, un segno tangibile che sei stata piccola e innocente anche tu brutta adolescente che fa rima con saccente..." mio marito tirava fuori la testa dal sottotetto e urlava cose come:"Ma questa maniglia è di quel mobile che avevo fatto io? No perché se è di quello la butto che tanto voglio demolirlo" E quindi di rimando:"COSA? MA PERCHE' LO VUOI DISTRUGGERE' L'HAI FATTO TU A MANO DA ZERO, MA SEI FUORI?".

Ecco. Alla fine la notte del 7 gennaio ultima delle vacanze i nostri figli hanno dormito finalmente nelle loro stanze rinnovate, la più piccola finalmente un posto tutto suo, una sua scrivania, un angolo per giocare degli scaffali per i suoi libri. Insomma il miracolo.

Se non fosse che a me (adesso che ricostruisco a posteriori) mi è preso un dolore tra le scapole che si irradia fino alle punta delle dita delle mani (poi uno dice ma chissà perché) e mio marito va a trapanare un pezzo di legno in garage staccando momentaneamente la spina del freezer. E poi si dimentica di rimettere la spina. Insomma due esauriti.

Da quel freezer sono usciti ancora semi congelati i preziosissimi ribes di montagna che con tanto tanto amore avevamo raccolto quest'estate per farci anche in inverno delle colazioni al profumo di bosco. E appunto fattele 'ste colazioni no?? Che cavolo aspetti gennaio che poi tuo marito ti manda a puttane tutto il contenuto del freezer in due giorni?

Ora vedetemi con le braccia penzolanti dal dolore a mo' di orango davanti al tablet impanicata che Pinteresto come una forsennata per cercare una cosa che esalti il gusto di questi ribes (capito che sono stati coltivati in baita a 1560slm senza pesticidi e solo con l'acqua piovana?). Inutile che vi dica che si era semiscongelata anche un'altra enorme quantità di roba tipo la zucca dell'orto tagliata a dadini e insacchettata, le cappelle di Lepiota già impanate pronte da friggere, finocchietto selvatico, prezzemolo, peperoncini i varie piccantezze e colori, diversi panetti di all butter pie pastry per fare una base da farcire al volo con marmellata o crema, fagiolini, minestrone, piselli, spinaci, filetti di platessa, salmone, lasagne, ragù.





Ho fatto questa cosa e mi è piaciuta.
Va bene per i ribes, per tutti i frutti di bosco che in generale hanno un'acidità spiccata, ma anche per quella cassa di cachi del tuo amico contadino che non fa che tirartene dietro perché "quest'anno l'albero ha buttato benone".
Per i cachi punterei su un aroma più dolce tipo vaniglia-amaretto-cannella vedete voi.
Per i ribes io ho usato arancio, limone e miele.

E' healthy perché la farina è una tipo 1 locale e bio.
Perché non c'è latte, ma Skyr.
Perché i grassi sono vegetali di olio di girasole bio spremuto a freddo.
Perché le uova sono a km zero di galline felici.
Perché gli aromi sono di agrumi italiani e bio.
Perché il miele lo fa un mio amico qua vicino e porta le api in giro seguendo la fioritura.
Sulla stevia non so dirvi, l'ho pagata un botto comunque.

Healthy Ribes Cake
stampo da plum cake piccolo:

una vaschetta di ribes (ca 150g)
200g farina semintegrale
5cu scarsi rasi di stevia in polvere
1Cu di miele colmo
scorze grattugiate di mezzo limone e mezza arancia
2 uova
80g olio vegetale
2Cu di Skyr
un pizzico di sale
mezza bustina di lievito

Mettete mezz'ora prima le scorze in infusione nell'olio. Iniziate col frullare le uova ad alta velocità, aggiungete lo Skyr, la stevia e il miele. Poi le scorze e l'olio. Aggiungete sempre mescolando le polveri. Da ultimo con un cucchiaio amalgamate i ribes quel tanto che basta per incorporarli.
Versate nello stampo unto e infarinato e cuocete 15 min a 200°C e i restanti 20-25 min a 180°C. Prima di sfornare la solita prova stecchino.


la versione meno healthy? pezzetti di cioccolato bianco assieme ai ribes e una spolverata di zucchero a velo prima che si raffreddi.




mercoledì 27 settembre 2017

E' autunno - Pensieri, un viaggio e muffins senza zucchero

ultimi raccolti

Oggi volevo fare un cosa, ma poi mi sono seduta qui e quindi non so se ne avrò il tempo.
Volevo prendere tutti i sandali di casa, pulirli per bene per portarli in soffitta.
Fino alla scorsa settimana ho provato ad indossarli anche se con i pantaloni lunghi, ma da qualche giorno ho dovuto rinunciare, fa davvero troppo freddo, mi devo arrendere.
Ricordo che a maggio li ho tirati fuori ed ero talmente emozionata da filmare la mia prima passeggiata a piedi nudi e postarla su Instagram! Adesso però con grande mestizia li devo per forza mettere via, l'autunno è arrivato, almeno qui in Nord Italia.
Vogliamo parlare del cappottino in lana cotta che ho tirato fuori stamattina per andare in città??

Ecco questa cosa mi ha avvolto in un velo di depressione.
Questa domenica l'ho passata tra un pisolo sul divano, una tazza di tè e un sonnellino sul letto, degna conclusione della prime settimane di scuola dei miei figli.
Io di solito in autunno sono felice, i colori della natura mi elettrizzano, lo svuotamento del mio piccolo appartamento ogni mattina mi da la carica per rimetterlo in ordine, faccio andare aspirapolvere e stracci allegramente, apro armadi, svuoto cassetti, seleziono i capi di abbigliamento per vedere cosa va eliminato, cosa si può riutilizzare in primavera, cosa manca e va acquistato, sfoglio cataloghi, preparo marmellate, organizzo grandi camminate con la mia socia, vado in giro per negozi e dedico più tempo ai miei genitori ammalati.